LE EMOZIONI SOCIAL SONO CONTAGIOSE

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Contagio di emozioni attraverso la manipolazione dell’algoritmo di visualizzazione dei post. Non avete capito? Vediamo insieme di cosa si tratta

Per una settimana sono stati condotti degli “esperimenti” sociali su oltre 700 mila profili di utenti Facebook, riguardanti le emozioni. Le manipolazione dell’algoritmo di visualizzazione del feed del social network si sono svolte in due fasi:

  • Alterazione positiva: nel gennaio 2012 gli utenti prescelti sono stati sottoposti a stimolazione di contenuti positivi da parte dei profili di amici e conoscenti.
  • Alterazione negativa: nella seconda parte del 2012 gli stessi utenti sono stati sottoposti a contenuti contenenti elementi di negatività.

Gli aggiornamenti di stato fatti passare nei periodi prescelti per la negatività o positività di contenuti sono stati selezionati grazie ad un filtro di analisi testuale, il Linguistic inquiry and word count; agli utenti cosa è successo?

I risultati combaciano con quanto è possibile intuire (se no perchè ci metteremo tanto d’impegno per bannare dalle nostre bacheche gli hater o i lamentosi?): più post positivi, più siamo stati felicemente contagiati, maggioranza di post negativi e i nostri stati d’animo hanno seguito a ruota questa spirale discendente. Il dato significativo è che mai come prima le prove sono state tanto tangibili: sino ad ora ricerche di questo tipo sono già state svolte ma i ricercatori hanno sempre seguito l’andamento naturale delle emozioni dei soggetti presi in esame, in questo caso la tecnologia ha voluto “forzare” un po’ la mano, alterando i dati per registrare le reazioni.

Su questo non mancano di certo le polemiche, poiché mostra quanto sia facile manipolare non solo atteggiamenti, scelte e profilazione  per indirizzare agli acquisti (come già accade su questa piattaforma social) ma lo studio pubblicato su Pnas, dimostra quanto anche le emozioni siano manipolabili.

Facebook ribadisce la legalità di questo esperimento ma eticamente come ci si pone? I ricercatori sostengono di aver coinvolto appena lo 0,04% degli utenti per un periodo brevissimo, sottolineando che nessun post è stato nascosto ma semplicemente non è stato mostrato con evidenza su alcune newsfeed. Adam Kramer  ha risposto in maniera diretta alle critiche sollevate a proposito dello studio:

“Abbiamo svolto la ricerca perché abbiamo a cuore l’impatto emotivo di Facebook e delle persone che usano la piattaforma , sentivamo che era importante indagare la presunta preoccupazione comune nelle persone che, vedendo post positivi, iniziano a provare sensazioni negative o lasciano la piattaforma. Così come eravamo interessati all’esposizione alle negatività degli amici.”

Le emozioni dei vostri amici social vi contagiano e qui nasce un nuovo spunto di riflessione:

“avendo tutti centinaia se non migliaia di amici su Facebook, siamo disposti a farci trascinare dagli stati d’animo di qualcuno che nella realtà non salutiamo nemmeno?”

 

Credits: college boy, flickr