La Resilienza; un antidoto all’eccesso di stress

È un termine molto antico, di origine latina, che recentemente è tornato di gran moda e spesso, abusato o utilizzato in modo improprio.

Tra i vari significati che ha (o gli vengono attribuiti!), ci piace in particolare quello che viene utilizzato in fisica e in ingegneria (fonte: Accademia della Crusca) dove la resilienza indica: “la capacità di un materiale di resistere a un urto, assorbendo l’energia che può essere rilasciata in misura variabile dopo la deformazione”.2204059683_9ae889398a_o

È una definizione molto tecnica e apparentemente, poco congrua per chi si occupa di “Persone”: non è così e vediamo perché.

Lo scenario attuale, sia che lo si interpreti a livello economico piuttosto che politico o sociale, si caratterizza per un’instabilità permanente. Le “vecchie” certezze sono venute meno e molti parlano, in modo anche strumentale di “crisi permanente”. Guarda caso su Harvard Business Review è stato pubblicato un articolo dal titolo illuminante: “Leadership in a (permanent) crisische ci permette di associare la Resilienza al ruolo di Manager.

Con queste condizioni di contesto, alle persone che ricoprono ruoli nodali sono richieste grandi risorse interiori più ancora che mezzi materiali.

Ma ci sono queste risorse cui attingere?

La risposta non è semplice; sembra che la crisi sia, più che economica,  interiore. I Sociologi ci dicono che le  nuove generazioni sono più deboli perchè figlie di situazioni favorevoli. Infatti non sono state temprate dalle difficoltà create dai grani eventi dei secoli  scorsi; la cultura moderna abitua poco all’impegno, alla pazienza, alla fatica; i falsi miti del “talento” e delle “capacità innate” (servono tanto impegno e dedizione…non basta avere qualche numero in più…) minano la fiducia nelle proprie capacità; la relativa mancanza di meritocrazia distorce il concetto di impegno, la scuola non aiuta.

Tutto ciò ci fa pensare che siamo poco allenati a “resistere”, “assorbire”, ”rimodellarsi”, “rilasciare”

E allora come fa un Manager resistere alle continue pressioni, reggere l’ansia, auto motivarsi, motivare i suoi collaboratori e mantenere una visione d’insieme?

Come farà a essere un “gestore di sistema” piuttosto che  “un individuo gestito dalle circostanze”?

La risposta c’è ed è: investire su se stessi, ricercando i propri limiti e recuperando e allenando le proprie risorse personali.

Come:

  • Aumentando la nostra consapevolezza di come sappiamo percepire e concettualizzare sia le nostre risorse, sia le difficoltà che affrontiamo.
  • Evitando di autosabotarci….”non ci riuscirò mai”, “è una situazione da cui non usciremo mai”
  • Dedicando il nostro patrimonio di risorse attentive a ciò che merita

Quest’ultimo punto necessità di un’ approfondimento: il sovraccarico di stimoli, tipico del Manager di oggi, produce un “deficit di concentrazione, non l’adattamento a un livello superiore” (Eyal Ophir-Cognitive control in media multitaskers).

Impariamo allora a scremare ciò che conta ed è prioritario ,da ciò che invece poco ci serve.

 In conclusione, torniamo a quanto espresso nel titolo: lo stress è la “benzina” del Manager. Con esso ci  convive è a suo agio, ne trae beneficio a patto però che non sia eccessivo e/o troppo prolungato.

La resilienza è lo strumento che aiuta il Manager ad affrontare lo stress in modo “sano”.

credits by Flickr bottled_void & Giuseppe Savo