Creatività, innovazione, identità e bellezza: evoluzione negli ultimi 200.000 anni

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Evoluzione: se pensiamo ai termini: creatività, identità, bellezza, penso che quasi tutti siamo convinti che siano relativamente moderni e abbiano, al massimo, alcune decine d’anni di storia.

Non è proprio così.

Pare che tutto sia iniziato molto prima, circa 200.000 anni fa, quando si sviluppò una “creatura” con caratteristiche anatomiche e, di lì a poco anche culturali, di tipo moderno.

Lo dice Giorgio Manzi, antropologo e paleontologo, della Sapienza di Roma che ci racconta quanto accadde nel corso di questo periodo, tutto sommato, relativamente breve

Parte descrivendo come il nostro “genitore” fosse innovativo e creativo; ci sono esempi, quali la produzione di manufatti derivanti dalla lavorazione della pietra, che sicuramente venivano fabbricati ispirandosi a quelli già in uso ma che ricercavano e quindi proponevano nuove caratteristiche più funzionali a nuove e diverse forme di utilizzo (c’è da riflettere: non abbiamo inventato nulla. Il flusso: analisi del bisogno, creatività, competenza tecnica, realizzazione non è propriamente moderno!!)

In altri termini, l’uomo, con tempi e modalità che debbono essere ovviamente contestualizzate, non ha mai smesso di evolversi.

Anche in tema di identità si possono avere sorprese.

Già in quei lontanissimi tempi, gruppi di persone che per i più disparati motivi si aggregavano (tipologia di territori, motivi di sopravvivenza, obiettivi comuni, modalità di vita, ecc..), tendevano a caratterizzarsi-differenziarsi dagli “altri”.

Ecco pertanto “quelli” con l’osso che trafora la cartilagine nasale, “quelli” con la piuma tra i capelli, “quelli” con la pietra colorata al collo…

Insomma, non è cambiato molto se non le modalità; una volta l’osso o la piuma, oggi un brand, un locale ecc.

Ma l’uomo progredisce e sente in sé la necessità di esprimersi e di lasciare una traccia ai posteri, un ricordo che lo rappresenti e lo racconti.

Ed ecco che iniziano a comparire, circa 100.000 anni or sono, le rappresentazioni della sua vita, degli strumenti che utilizza, del mondo che lo circonda e lo fa con opere che ancora oggi si possono apprezzare a Lescaux e Altamira.

È forse un primo esempio di una comunicazione immediata e palese, che non necessita di mediazioni ed è comprensibile a tutti.

Manzi conclude affermando che quanto fatto dai nostri predecessori ci può aiutare molto a capire come siamo e qual è il nostro posto nella natura.

Approfondimento a cura di Mario Solerio