John Nash: l’interesse del prigioniero

L’interesse del singolo e quello dell’organizzazione

È morto recentemente John Nash: uno dei più grandi matematici che la storia ricordi e che si aggiudicò nel 1994, il premio Nobel per l’economia.

Mi sono ricordato di quanto fossero appassionanti e intriganti, anche per chi come me non ha alcuna cultura specifica,  i suoi studi sulla “Teoria dei Giochi” e così propongo, non senza qualche timore, quello che da tutti è conosciuto come: Il dilemma del prigioniero che può così essere riassunto:

Due persone vengono fatte prigionie e viene loro detto che hanno 3 opzioni. Ovviamente nessuno dei due potrà sapere cosa deciderà il compagno:

  1. se entrambi confessano e tradiscono il compagno, avranno 3 anni di prigione
  2. se confessa uno solo, costui sconterà 1 anno e il compagno 4
  3. se entrambi non confessano, avranno una condanna di 2 anni

Con questa situazione, l’immediato interesse personale induce a confessare: nella peggiore delle ipotesi si sconteranno 3 anni, nella migliore 1. Dunque i 2 confesseranno e realizzeranno quello che Nash definisce “equilibrio”. È evidente però che questa scelta comporta il periodo più lungo di detenzione.

Per Nash la spiegazione della scelta è semplice: tutti ragionano in termini di proprio specifico interesse, ottenendo un mediocre risultato, decisamente inferiore a quanto avrebbero potuto ottenere se avessero tenuto conto degli interessi degli altri e della collettività.

In altri termini, manca il principio della cooperazione.

Questa è una tipica criticità che noi osserviamo, purtroppo spesso, nelle Organizzazioni dove prevalgono interessi di parte e benché il dichiarato sia di “totale condivisione e perfetta sintonia”, l’agito non si rivela altrettanto coerente.

 

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